come realizzare un frutteto che abbia i requisiti per essere considerato biologico

Per un certo periodo, agli albori della frutticoltura biologica, la tendenza è stata quella di recuperare le pratiche agronomiche del passato, quando la produzione aveva come importante finalità l’autoconsumo. Dunque piccoli frutteti con piante di specie diverse, possibilmente scelte tra antiche varietà della zona, lasciando ampi spazi tra gli alberi e consentendo il libero sviluppo della chioma. I risultati potevano essere soddisfacenti a livello personale, ma quando nasce va l’esigenza di proporre sul mercato parte del raccolto, il confronto con la frutta prodotta con metodi agricoli convenzionali era insostenibile, sia per pezzatura che per aspetto. A ben poco valeva, in termini commerciali, la plusvalenza dichiarata in termini di sicurezza della frutta, salvo rivolgersi alla distribuzione specializzata nel biologico, l’unica a poter sostenere la contraddizione di un prodotto a rigor merceologico scadente, ma proposto a prezzo più alto. Fu così che la frutticoltura biologica, per diventare vera attività da reddito, dovette considerare di coniugare i propri principi con quel che di buono poteva venire dal convenzionale. Ciò ha portato a un ripensamento del frutteto in termini razionali per quanto riguarda la densità di impianto e le forme di allevamento. Una struttura più geometrica, dunque, a favore delle lavorazioni del terreno e della raccolta molto onerose in fatto di manodopera, ma anche del generale benessere delle piante, meglio illuminate e ventilate. Come più efficienti, in relazione alla grande scala delle nuove coltivazioni da reddito, sono diventati i metodi di

lotta alle avversità.

Per quanto detto grande attenzione va perciò posta nel progetto dell’impianto, a partire dalla scelta delle essenze fruttifere più adatte alle condizioni di suolo e clima, ma anche e soprattutto nella identificanzione delle varietà più resistenti alle avversità ricorrenti nella zona. Piante ovviamente provenienti da vivai che operano in regime di agricoltura biologica. Per quanto riguarda la gestione del frutteto, fatti salvi i principi generali di questo tipo di coltura, particolare attenzione si pone su alcune pratiche che favoriscono la naturalità dell’ambiente. lnnanzitutto l’inerbimento degli spazi tra i filari, scelta largamente appagante nell’arricchire il terreno di sostanza organica, nel preservarlo dall’erosione, nel migliorare la condizione del suolo e nel creare le condizioni ideali per lo sviluppo di quella varia comunità animale dalle cui file, escono alcuni dei più graditi e validi alleati del contadino nella lotta ai parassiti. Sempre in termini preventivi altre scelte avvedute riguardano il sovescio, cioè l’interramento di specie erbacee appositamente seminate. per migliorare la qualità del suolo, come pure il mantenimento di zone di vegetazione spontanea.